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sabato 6 aprile 2013

La Partita. Scambio di idee tra Renzi e Bersani e un governo ancora da formare.

di Maria Sbarbati.


Clima burrascoso in casa PD. Negli ultimi giorni il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, è tornato a far parlare di sé, invitando, inizialmente, a uscire dalla “sede vacante” e in tempi brevi, per, poi, ritornare più volte sulle sue parole; specificando, limando e correggendo. Il riferimento alla sede pontificia e alla recente nomina di Papa Francesco
non è casuale. Renzi ha infatti dichiarato: "Decidetevi, sono passati più di quaranta giorni dalle elezioni. Persino la Chiesa che non è un modello di speditezza è riuscita a organizzarsi velocemente. Con il sistema politico che abbiamo non abbiamo ancora capito chi ha vinto o perso le elezioni". Il sindaco insiste convinto che "Le soluzioni tecniche, se si vuole, si trovano, ma bisogna volerle e smettere di pensare ai destini dei leader politici, e pensare ai problemi del Paese".

Attaccato da Sinistra e invece approvato da Destra, rispetto all’invito ad allearsi con il PdL per il cosiddetto  patto col diavolo, oggi ha specificato: "Non so se la soluzione di un governo PD-PdL sia quella che davvero i dirigenti romani sceglieranno. Le alternative sono tre: governo PD-PdL, PD-M5S o elezioni. Il governo PD-M5S, Grillo non vuole; le elezioni mi sa che non le vogliono in tanti. Su un governo PD-PdL staremo a vedere". Esclude infine che da parte del Quirinale arrivi a lui il compito di formare un nuovo governo, nonostante un  sondaggio Swg realizzato in esclusiva per Agorà su Rai Tre,  assegnerebbe a un Pd guidato dal sindaco di Firenze il 36% dei voti: un risultato che realisticamente garantirebbe la maggioranza su centrodestra (28%) e Movimento 5 Stelle (26%), con uno scarto di circa 8 punti percentuali rispetto a quello guidato da Bersani.

A ribadire la non volontà del primo cittadino di Firenze di supplire all’attuale Presidente PD  c’è la reazione di Renzi e dei suoi fedelissimi al titolo con cui ieri è uscita L’Unità:
“No di Renzi al Governo Bersani”. Titolo considerato talmente inappropriato da spingere Matteo Richetti, fedelissimo di Renzi, a chiedere le dimissioni del direttore del quotidiano, Caludio Sardo.  Ripreso, però,  dal portavoce di Pierluigi Bersani, Stefano Di Traglia, in una replica su Twitter, ha porto le sue scuse, senza tuttavia ritrattare sulla gravità dell’attacco da parte del giornale.


Sembra dunque una partita tra renziani e bersaniani, ma in realtà resta da decidere il destino dell’Italia in una così delicata fase, e più voci si sono levate sostenendo che larga parte degli italiani pensa quello che Renzi ha sostanzialmente detto,  cioè di fare qualcosa, e soprattutto di farlo “adesso!” – per impiegare motti che già in passato sono stati propri dello sfidante di Bersani alle primarie.
La posta in gioco non sono, dunque, le tanto famigerate “poltrone”, ma il presente e il futuro del nostro Paese, al quale forse sarebbe davvero bene dare segnali più forti.


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