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mercoledì 20 marzo 2013

«Il più ebreo tra i Presidenti americani»

di Reem Emilia Mansour


Sembrava totalmente diversa l'impronta che Barack Obama voleva dare al suo governo nel 2008 e di nuovo nel 2012. Prometteva la pace nel mondo, quasi fosse un concorso di bellezza, ma pace non significa nascondere la guerra.. significa terminarla. Così neanche una parola sul conflitto israelo-palestinese che si protrae da più di 60 anni nella Terra Promessa (e la domanda "Ma a chi?" sembra ormai sorgere spontanea) durante il viaggio in Israele. Ma in fondo come biasimarlo! Il presidente degli USA vi si è recato soltanto come «turista», secondo l'editorialista Fridman del New York Times.. Perchè impensierire l'amico Bibi? Strizza l'occhio alla stampa locale e il più influente giornalista sulle questioni relative a Israele (The News About the Internet) Jeffrey Goldberg lo descrive come «il più ebreo tra i Presidenti americani».
«Voglio solo ascoltare» dice, ma come farà ad essere oggettivo se il suo ascoltare dipenderà dall'interlocutore che gli starà di fronte? «Il premier d'Israele sarà sempre Bibi per lui, mentre i leader palestinesi sono Abu Mazen e Salam Fayyad. Ad Abu Mazen lui dirà, a Bibi lui suggerirà. Bibi è stato ripetuto all'infinito e mai una volta è stata menzionata l'occupazione, mai una parola sulla giustizia. E anche la sicurezza, che sarà solo d'Israele, mai dei palestinesi che vivono pericoli maggiori» afferma Levy sulla prestigiosa testata israeliana HaAretz. La vicenda palestinese sembra ormai esser solo l'eco di un «big problem», migliaia di palestinesi vittime ogni giorno di atti razzisti e omicidi sono ormai in secondo piano rispetto alla questione iraniana, secondo cui Israele avrebbe «il diritto di difendersi». Per non parlare poi della guerra in Iraq a cui «metterò fine».. eppure gli USA la stanno ancora finanziando, sborsando finora più di 500 miliardi di dollari. Ma nonostante tutto «siamo fieri di essere i migliori alleati di Israele» e il capo negoziatore palestinese Saeb Erekat risponde con un timido «Apprezziamo che il Presidente Obama visiti la Palestina» e continua con  «Nel suo secondo mandato avrebbe potuto scegliere qualunque meta ma ha scelto di venire in Palestina, Giordania e Israele e questo rispecchia il suo profondo impegno per raggiungere la soluzione dei due Stati sulla base dei confini del 1967».. In fondo meglio non mettersi contro anche l'America.

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