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venerdì 29 marzo 2013

L'Amleto moderno

di Diego Villani



Sono passati ormai quattrocento anni dalla stesura della tragedia shakespeariana più conosciuta e rappresentata nei teatri di tutto il mondo, eppure i temi trattati paiono essere sempre gli stessi e non cambiare mai: la relazione tra genitori e figli, la passione amorosa, il potere al vertice di uno stato, ma anche la pazzia, il binomio azione/inerzia, le grandi questioni esistenziali che affliggono l’uomo da millenni.
Una scena tratta dallo spettacolo
Tutto questo è stato rappresentato con particolare abilità mercoledì 13 marzo alle 21 al teatro Gobetti dalla compagnia teatrale "Teatro di Dioniso”, che ha saputo dare un tocco moderno all'opera drammaturgica.Diretto da Valter Malosti, “Amleto” ha avuto il proprio debutto al teatro Alfieri di Asti lunedì 25 febbraio per la stagione “Parole d’Artista” seguita da una ricca tournèe a Brescia, Torino e Bellinzona. L’adattamento dell’opera si somma al numero delle rivisitazioni dell’”Amleto”, già proposto dalla medesima compagnia nel 1999 con grande successo di pubblico e di recensioni.
I personaggi
Gli attori, tra cui spicca lo stesso regista nel ruolo del patrigno di Amleto, escono per la maggior parte neo diplomati dalla Scuola per attori del Teatro Stabiledi Torino di cui Malosti è direttore: Annamaria Troisi, Jacopo Squizzato, Christian Mariotti La Rosa, Mauro Bernardi, Roberta Lanave, Mariano Pirrello, Sandra Tuffolatti e Leonardo Lidi, il protagonista. Lo scenario è diverso rispetto all'opera originale: ci si trova in un Ottocento per certi versi inaspettato caratterizzato da un’atmosfera cupa e disorientante e si passa immediatamente dopo nella camera da letto della madre di Amleto che, adattandosi alle scene, farà da coreografia fino alla fine dello spettacolo.
Valter Malosti, attore e regista
«Conduco un lavoro sospeso fra tradizione e ricerca alla scoperta di un “teatro sensibile”, - spiega Malosti - dove l'emozione e il corpo dell’attore vogliono essere il punto focale del fare teatro, senza rinunciare ad una spiccata attenzione per le arti visive e la musica».Questo è il filo conduttore di tutto lo spettacolo che fa uso di parti cantate composte da Bruno De Franceschi e cantate dagli attori durante la recitazione, di effetti sonori a cura del sound designer Gup Alcaro e di giochi luminosi creati da Francesco Dell’Elba. «Ho chiesto ai miei attori - racconta Malosti - di prendere il testo alla lettera; la poesia di Shakespeare è sempre concreta, e quando si riesce a dare un corpo a questa concretezza il fiume delle parole scorre impetuoso e insieme limpido». Malosti riesce sicuramente nel suo tentativo di riadattamento senza apportare modifiche troppo radicali, ma allo stesso tempo arricchendo il teatro shakespeariano con soluzioni e stratagemmi spesso percettibili solo all'occhio dello spettatore attento. La contemporaneità dell’Amleto di Malosti sta nel fatto che durante la recitazione improvvisamente gli attori pariano con parole che non sembrano lontane da se stessi, ma che sono adatte per quello che devono esprimere, e quelle medesime parole potrebbero essere pronunciate anche dal pubblico. 

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