Dopo la decisione da parte della
Corte suprema indiana di trattenere l’ambasciatore Mancini, Roma ha accusato
Delhi di aver violato la Convenzione di Vienna. La Ue inizialmente ha preso le
distanze dalla questione, dichiarando di non far parte della disputa, chiedendo
però esplicitamente a entrambe le parti di rispettare la Convenzione di Vienna,
che regola le relazioni diplomatiche internazionali, e continuare le
trattative. Successivamente la rappresentante per la politica estera europea Catherine
Ashton ha dichiarato che «ogni limitazione della libertà di movimento
dell'ambasciatore d'Italia in India sarebbe contraria agli obblighi previsti
dalla Convenzione di Vienna», sottolineando la sua preoccupazione.
A peggiorare i rapporti tra i due
paesi è la leader del Partito del Congresso Sonia Gandhi, che attacca l’Italia
sostenendo che la decisione di non far tornare i marò sia inaccettabile, e che
l’India « deve fare tutto quello che è nelle sue possibilità per riportarli
indietro».
La Gandhi inoltre continua affermando
che «l'atteggiamento di sfida del governo italiano sulla questione dei due marò
e il suo tradimento di un impegno con la nostra Corte Suprema sono
completamente inaccettabili». E ancora la presidentessa del Partito del
Congresso ha affermato che riguardo il caso marò «nessuno può pensare di
sottovalutare l’India».
Nonostante le sue origini italiane, la Gandhi si è mostrata determinata nel criticare la scelta del nostro governo.
Sempre più accesa, quindi, la
discussione tra questi due paesi, che non sembrano in nessun modo in grado di
giungere a un accordo.
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